lunedì 27 agosto 2012


Notte. Impronte femminili
si allontanano sul bagnasciuga, sotto
lo sguardo ammiccante della luna. Il tempo
è fermo, il mare pure. Esco dall'acqua
lentamente, e in silenzio ascolto
le gocce scorrere sul mio corpo cadere e
bucherellare la sabbia. Riapro gli occhi, sono
nudo. C'è una luce sommessa qua fuori.
Le stelle sono ferme, e il mare pure.
Tendo ancora l'orecchio e faccio un
fischio: lo vedo arrivare lontano, lontanissimo.
In risposta mi giunge solo un silenzio surreale.
Tutto è fermo, perfino il mare. Solo un piccolo paguro,
che punzecchia e gioca con le dita dei miei piedi.
Impronte femminili si allontanano sul bagnasciuga.
Chiudo gli occhi e le seguo.
Un'onda, poi un'altra.

giovedì 16 agosto 2012








Quel giorno tutto finì.
C'era un bruco e era verde e era viola,
ed era enorme e orrido e ghignante,
e le sbarrava la strada.
Indietro non poteva tornare,
così fece ciò che sapeva fare meglio:

Prima ritrasse le antenne,
poi tutto il corpo, nascondendosi nella sua chioccia,
esile riparo.

Fu così che
si lasciò lentamente sbranare dal bruco.



Nuotava in acque fonde
e non era molto il sole che filtrava.

L'oscurità veniva rotta a sprazzi
da fuggevoli pesce lume.

E quando, !non per necessità d'aria!, riemerse,

toccò il cielo.

martedì 27 dicembre 2011

giovedì 8 settembre 2011

The climber as a visionary

"William Blake ha parlato dell’esperienza visionaria dicendo: “Se le porte della percezione fossero sempre dischiuse tutto apparirebbe all’uomo com’è: infinito”.
 Inciampando nelle porte dischiuse l’arrampicatore si meraviglia di ritrovarsi nella condizione privilegiata di trovarsi faccia a faccia con l’universo. Trova la risposta nella sua attività e nella chimica della sua mente e comincia ad accorgersi che sta applicando in modo speciale alcune antichissime tecniche di apertura mentale.
 La visione di Chouinard non è stata un caso: è il risultato di giorni di arrampicata. Chouinard era temprato dalle difficoltà tecniche, dolore, apprensione, disidratazione, sforzi, deserto sensoriale, stanchezza, in una parola dalla graduale perdita del sé. Basta solo copiare gli ingredienti, per consegnarsi ad essa. Gli ingredienti conducono alla porta.
 Non è necessario raggiungere il livello tecnico di Chouinard, pochi possono farlo, è sufficiente il suo livello di impegno. Non è necessario scalare El Capitan per essere visionari: io non l’ho mai fatto ma arrampicando cerco di spingermi al mio limite, di scalare cose per me problematiche. In questo modo noi tutti attraversiamo questo confine etereo – ognuno il suo – e ci inoltriamo nello stato di visione. Per quanto esso possa essere descritto precisamente, rimane sostanzialmente elusivo. Non diventerete un giorno visionari per rimanerlo per sempre.
 E’ una condizione nella quale si entra e si esce raggiungendola con sforzi mirati o spontaneamente, in momenti voluti dal caso.





Stranamente non è il frutto di un lavoro conscio, ma arriva come il sottoprodotto di uno sforzo in un’altra direzione e su un altro piano. Vive il suo ghiribizzo momentaneo o indugia sospesa nell’aria, arrestando il tempo nel suo divenire, per un attimo momentaneamente eterna, come quando conclusa l’ultima corda doppia vi voltate e siete sopraffatti dalla meraviglia verde della foresta."


"The climber as a visionary", Doug Robinson




La traduzione dell'articolo intero si trova su Climbing Pills , a cui segue un articolo di approfondimenti. Entrambe le pagine sono molto interessanti.

martedì 6 settembre 2011



Quando volsi lo sguardo lo vidi: era là, in mezzo al campo giallo.
Si ergeva, immobile e un poco scosso dal vento, e con la sua verticalità spiccava come a voler chiedere attenzione.
"E' un girasole!" dissero.

Smilzo e annerito dal calore, era lì, in piedi, unico superstite alla trebbia.

"Ma è un uomo!" dissi. 
"No, è un girasole." mi risposero in coro.

venerdì 19 agosto 2011


Un giro ad ailefroide