mercoledì 20 luglio 2011

Il primo maggio

Qualche tempo fa sono tornato al terminillo. Non c'ero più tornato da quando si era staccata la slavina, e l'avevo preso un po' come un tradimento, un mio tradimento, a me stesso e alla mia intelligenza.
Prendere un po' troppo sottogamba il rischio non è saggio, mi sarei detto dopo. Intanto mi ero buttato su un  pendio ben sapendo che era potenzialmente pericoloso, e che avrebbe potuto scaricare.







Ci sono tornato qualche mese dopo, in primavera, quando di neve ce n'era quasi solo nei canali a nord. Abbiamo fatto "Il primo maggio", salita breve ma carina, semplificata anche da un po' di neve ventata che è andata ad ammorbidire l'unico il passetto di misto dell'uscita.




Arrivati in vetta c'erano altri due ragazzi, abbiamo iniziato a chiaccherare e poi lentamente sono sgattaiolato fuori dalla conversazione, e ho iniziato a camminare lentamente, un po' sovrappensiero. Poco dopo ho raggiunto il punto dove doveva essersi staccata la slavina. Un cambio di pendenza, secco, qualche decina di metri dietro ad una cresta. Era il punto da dove si era staccata, il fronte. Sono rimasto lì, in contemplazione, qualche minuto. Visto era a sud, non c'era praticamente più neve. Solo detriti e ciuffi d'erba.

Ciò mi ha fatto uno strano effetto.

C'era qualcosa di mistico nell'aria, e probabilmente ero io.

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