domenica 10 luglio 2011

il viaggio

Prima di uscire di casa fischietto sempre. Me l'aveva fatto notare mia madre anni fa. Che strano. Il fischiare, non mia madre che me lo fa notare.

Quando torno a casa invece no.

Il fatto è che sono lunatico, o meglio il mio umore cambia costantemente a seconda di quello che ho attorno. Assorbo l'energia, direbbero i frikkettoni veri.

Viaggiare mette allegria. Il vento in faccia, ecco cos'è il viaggiare. Fermi in carrozzella davanti al mare ventoso che ci sputa in faccia salsedine e odore di pelle che si abbronza è viaggiare. O in piedi in cima ad una scogliera a picco sul mare, in normandia, col vento fra il capello lungo, una birra ghiacciata in mano, una canna fra amici. O un viaggio sulla vecchia moto del padre di andrea, che non supera i 90 allora sull'aurelia ma va bene, c'è il vento.

Oggi sono partito e sono tornato velocemente. Un'ora e poco più ad andare, un'ora o poco più a tornare. L'andata è stata bella, è sempre bello quando si parte, non importa molto il dove o il come. In fondo a piedi, a moto, in autostop o in pullman, treno o aereo, traghetto o kayak poco cambia, o quasi.

Quasi, forse.

Ripensavo alla debolezza oggi. Cioè alla mia debolezza. Sono uscito male da questa storia perchè mi sono ritrovato debole, con il fianco e i fianchi scoperti. Ma quanti fianchi ao. Che poi lei cantava, che è quasi come disegnare, quasi. Che buffo..

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